Qualche giorno fa Bagnasco ha affermato seccamente che non esiste nessun “partito di Bagnasco” facendo riferimento a una fantomatica voglia di DC che serpeggerebbe in Parlamento ultimamente. A parte il fatto che credo che nemmeno i vecchi affezionati alla DC ne vorrebbero veder sorgere un’altra, vista la levatura dei personaggi che girano, questa è certamente una assurdità: perché mai la Chiesa dovrebbe volersi schierare apertamente da una parte o da un’altra, quando attualmente riceve inchini reverenziali bipartisan e trasversali a ogni pié sospinto?
Non c’è nessun bisogno di un partito che la Chiesa ispiri direttamente, c’è già il meta-partitone cattolico, che insiste su un fantomatico “elettorato cattolico”, che altro non è che una scusa per giustificare la matassa inestricabile di interessi che lega la Chiesa a tutti i partiti più rappresentativi.
Sarò anche una giacobina mangiapreti ma questo stato di cose dovrebbe ripugnare qualunque mente con un concetto di trasparenza, etica e responsabilità che gli gira per i neuroni. Di conseguenza un* cittadin* responsabile con un preciso concetto di laicità, dovrebbe escludere dalle sue possibilità di voto quelli che pensano che le leggi di uno Stato democratico debbano avere un’ispirazione confessionale. Certo che allora dite voi non rimane più nessuno da votare. Vabbé comunque il punto era un altro, cioè che essendo affetti collettivamente da un complesso di inferiorità che ci fa inchinare con timore reverenziale di fronte al “sior paron dalle belle braghe bianche”, giustifichiamo la nostra condiscendenza con il fatto che “E’ così che ci vuoi fare”. È un atteggiamento contagioso, contro il quale occorre resistere resistere resistere. Certo la tentazione di sgravarsi dalle responsabilità è forte. E’ bello avere un tutore che anche se ha i suoi difetti, pensa e ragiona per noi: una fatica in meno.
Perfino io, che sono appunto una giacobina mangiapreti, quando Bagnasco, qualche tempo fa, ha rimproverato l’innominabile sul versante morale, con solamente un ritardo di qualche anno, – fatto insolitamente celere per i vertici ecclesiastici abituati a far finta di non vedere per lustri interi su lustri interi – ho avuto un moto di gratitudine. Confesso che per un secondo ho pensato: meno male che anche la Chiesa dice qualcosa.
È così che siamo ridotti: a sperare che la Chiesa si stufi, che Bossi si rompa le palle o che l’Europa costringa chi può a mandarlo a casa. La storia è sempre la stessa qui in Italia, chiunque arriva detta legge e noi siamo ben disposti a lasciar fare per i pasticci che abbiamo lasciato combinare. Tanto ci crediamo tutti più furb* di tutti gli altri e pensiamo sempre che non toccherà a noi, perché noi ce la caveremo. In poche parole siamo un popolo politicamente infantile, che ogni tanto fa i capricci, scalcia, strepita, ma non sa badare a se stesso. Abbiamo avuto moltissime occasioni nella storia per provare a diventare davvero un popolo. Potevamo scegliere, ad esempio, dopo mani pulite che è la prima occasione nella storia più o meno recente che mi viene in mente, cosa fare: se crescere e maturare dal punto di vista politico e civico, dal punto di vista cioè del senso della repubblica e delle conseguenti responsabilità, o se continuare a affidare la faccenda a altri.
Eloquentemente abbiamo scelto di mandare al potere Berlusconi e di mantenercelo per quasi un ventennio. Uno che dichiarava di voler amministrare uno Stato come se fosse un’azienda e lui l’amministratore unico, e al quale abbiamo creduto come un bambino di cinque anni che crede che il proprio papà sia un super eroe e che possa fare qualunque cosa, sgranando gli occhi a rutilanti affermazioni come “meno tasse per tutti” e un “milione di posti di lavoro” – all’estero probabilmente. E se questa stagione finirà sarà perché avremmo ceduto la patria potestà a qualcun altro, non perché abbiamo compiuto la maggiore età. Sarà perché chiederemo aiuto allo zio che sta in Svizzera perché in famiglia i conti non tornano, o perché spereremo che il fratello vescovo della nonna trasferisca il prete di paese da qualche altra parte perché fa troppi occhi dolci alle ragazzine.
Diceva Kant nel 1783:
“L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenzasenza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude!Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo. (…) E’ così comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me.”
E Forza Italia.