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Degli inconvenienti del gioco del pallone e dell’uso dei bagni pubblici pur portando gli orecchini
10 AprUn giorno mia madre mi spedì a prendere un pacco di pasta al negozio italiano (eravamo infatti in Germani a fare gelati), il quale sarebbe stato piuttosto lontano se giudicato coi parametri dei miei sette anni di allora, se non fosse che io non ero più una semplice bambina a piedi, ma ero da poco diventata una tecnologica bambina coi pattini, e questo cambiava notevolmente le mie idee riguardo le distanze. Condizione per l’uso dei suddetti era che indossassi i pantaloni corti poiché mia madre era stufa di mettere toppe all’altezza delle ginocchia in quelli lunghi e in definitiva giudicava più pratico – che i veneti questo sono: pratici – che io me le sbucciassi ché tanto, diceva, le ginocchia guariscono senza bisogno di ago e filo. Ancora meglio per la verità, diceva, sarebbe stato che mi mettessi una di quelle larghe e ampie gonne che languivano nell’armadio, così oltre che comoda sarei stata anche fresca. Sotto le gonne passa l’aria, sotto i pantaloni no, diceva lei ammiccando mammescamente. Continua a leggere