Sono ormai tre anni che ripubblico un testo scritto per una rubrica di un quotidiano on line di Ferrara (estense.com) in cui mi rivolgevo idealmente a una platea eterosessuale e cercavo di dire che cosa significa il pride, poiché capita che chi è dentro alle cose rischia di dare per scontate cose che non lo sono. Quest’anno però voglio aggiungere una nota che è questa: le polemiche su come e cosa deve o dovrebbe essere il pride, lungi dallo scemare, hanno ripreso vigore, e l’hanno fatto all’interno del popolo lgbt. Non so se è solo una mia sensazione, ma il numero di interventi che ho visto, sentito e letto questo Giugno con le note obiezioni al pride, sono in netto aumento. Le motivazioni, alla fin fine, ruotano attorno al concetto di decoro e, più sotto ancora, al quello di normalizzazione. So benissimo che quello che per brevità ho chiamato popolo lgbt ospita e si compone di moltissime anime che sono giustamente o ingiustamente in conflitto su questo o su quello. Una cosa però mi pare la più triste e insieme la più pericolosa, o forse solo quella più al passo coi tempi: le culture dominanti ci stanno erodendo a poco poco lo spazio di un agire collettivo, di una rappresentanza pubblica e plurale, ci stanno erodendo la capacità di resistenza pubblica e collettiva. Continua a leggere
Proud to be Pride.
13 GiuCredo che siano passati ormai quasi quindici anni. Aiutai un gruppo di donne a organizzare un convegno e loro per ricompensarmi mi fecero andare tre giorni a Prato a partecipare a un laboratorio interculturale. E’ stata una delle forme di pagamento migliori che io abbia mai ricevuto, non solo perché ricordo molto bene alcune delle cose che lì ho vissuto, e il loro significato preciso e profondo, ma anche perché fu una esperienza di vera condivisione fra estranee, che poi estranee non furono più.
C’erano studiose, professoresse universitarie, letterate, storiche. Gente che sapeva dire bene le cose che pensava (il segreto è tutto qui: usare le parole giuste nelle giuste frasi e nelle giusta sequenza nell’esprimere ciò che si pensa). Una di loro in un suo intevento ci invitò, noi che eravano così giovani, a riflettere sull’identità, ovvero ci disse che poteva essere smontata, decostruita, abbandonata. Continua a leggere